Nel contesto nazionale attuale, caratterizzato da nuove risorse e sfide, la povertà continua a rappresentare una delle questioni più urgenti e complesse da leggere e affrontare.
Per Caritas occuparsi delle povertà, partendo dall’esperienza e dalla relazione diretta con le persone, è un metodo, uno stile e un motore di crescita, di contatto con il presente. Solo le persone che vivono una certa situazione hanno una conoscenza diretta delle barriere a cui devono far fronte. Includerle nel processo di osservazione, lettura e analisi del fenomeno è fondamentale per quella che Caritas definisce Advocacy.
Abbiamo deciso di presentare questo rapporto, sui dati del 2023, per fare luce sullo stato della povertà della città di Genova, in linea con la pubblicazione di quello nazionale di Caritas Italiana. Dopo una panoramica generale sui dati della povertà, nazionali e locali, ci concentreremo in particolare sul tema dell’abitare, argomento cruciale per comprendere le difficoltà e le risorse quotidiane dei diversi abitanti di un territorio.
I DATI NAZIONALI
I dati ISTAT riferiti all’anno 2023 mostrano una stabilità nella povertà assoluta rispetto all’anno precedente, che vede coinvolte 5,7 milioni di persone, quasi un cittadino su dieci.
Tuttavia, la povertà familiare e quella minorile continuano a rappresentare una crescente preoccupazione, con quasi il 14% dei minori in condizione di povertà (Dati: ISTAT Povertà 2023).
L’incidenza della povertà assoluta fra le famiglie con almeno uno straniero è pari al 35,1% (fonte Caritas Italiana), conta invece il 6,3% per le famiglie composte solamente da italiani.
Vengono riconfermati i dati sul lavoro povero, sottopagato e sempre più spesso espulsivo, un lavoro in Italia che ha visto ridursi la sua efficacia nel tutelare persone e famiglie dal disagio economico.
L'ISTAT evidenzia questo aspetto spiegando che, tra il 2014 e il 2023, la percentuale di povertà assoluta tra i lavoratori è aumentata di 2,7 punti percentuali, passando dal 4,9% del 2014 al 7,6% del 2023.
All'interno della povertà rilevata da Caritas Italiana tramite i Centri di Ascolto risulta in stato di povertà assoluta il 16,5% di coloro che hanno lavoro da operai o assimilati.
IL RAPPORTO DI CARITAS ITALIANA 2024
Ha per titolo “Fili d’erba nelle crepe. Risposte di speranza” il Rapporto 2024 di Caritas Italiana su povertà ed esclusione sociale in Italia, presentato il 12 novembre a Roma.
"La povertà assoluta - scrive Caritas Italiana - interessa oltre 5,7 milioni di persone, quasi un decimo della popolazione italiana. «Lungo il percorso che tracciamo con questo Rapporto – scrive nell’introduzione don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana – incontriamo volti e storie, scorgiamo i sogni infranti e le speranze tenaci di chi, giorno dopo giorno, affronta il peso della povertà. Attraverso questo strumento non vogliamo offrire solo una fotografia della povertà in Italia, ma intendiamo rilanciare l’invito a guardare oltre le cifre per riconoscere l’umanità ferita che vibra dietro ogni numero. È una chiamata alla solidarietà, alla consapevolezza che ogni piccolo gesto, ogni passo verso l’altro, può fare la differenza»."
I DATI LOCALI
Le persone registrate presso i Centri d’ascolto nel 2023 sono 4.100, anche se le persone seguite dalla rete Caritas sappiamo essere di più.
I grafici ci raccontano che a chiedere aiuto sono prevalentemente le donne. Tuttavia, nel Centro d’ascolto diocesano in piazza Banchi a cui si riferiscono più di 1.000 persone all’anno e soprattutto persone senza dimora, la prevalenza è maschile.
Le comunità straniere con il maggior numero di accessi ai Centri di Ascolto sono (in ordine): Marocco, Ecuador, Albania, Nigeria, Perù, Romania, Senegal e Ucraina.
Per approfondire i dati locali, guarda le Anticipazioni e tendenze sulla povertà rilevata dai Centri di Ascolto nel 2023 diffuse a giugno 2024
LETTURA DEL BISOGNO: L'ABITARE
Caritas Italiana continua a sottolineare l'importanza dell'abitare come diritto fondamentale per la dignità delle persone. Nel suo ultimo Rapporto povertà Caritas Italiana 2023 - evidenzia le difficoltà nell'accesso alla casa, soprattutto per le categorie più vulnerabili, come le famiglie a basso reddito, le persone senza dimora o migranti.
Uno dei temi principali, da un punto di vista pratico, è quello della residenza. Non in tutte le situazioni abitative è possibile richiedere la residenza e questo impedisce alle persone di poter usufruire di una serie di diritti: l’iscrizione ad un centro per l’impiego, il gratuito patrocinio, le cure sanitarie (tranne in casi di interventi urgenti), i servizi di welfare come gli ammortizzatori sociali, il diritto di voto, il rinnovo dei documenti.
In parte si può ovviare a questa carenza provvedendo tramite una residenza fittizia, fornita dai comuni a persone che non hanno dimora. La residenza fittizia non è comunque utilizzabile per ricongiungimenti familiari o per chi risiede presso privati. Ci sono anche alcuni comuni della nostra regione che si rifiutano di riconoscere questo diritto.
Un altro tema è quello segnalato dai servizi sociali, con cui Caritas collabora quando c’è una loro presa in carico, cioè che gli alloggi di ARTE sono insufficienti al fabbisogno.
Le richieste abitative sono principalmente di anziani soli, coppie in difficoltà per disabilità o malattie, o famiglie straniere con figli.
Altra problematica è lo sradicamento di chi riesce finalmente ad ottenere una casa popolare. Sovente però il nuovo alloggio è lontano dal territorio in cui viveva e quindi la rete delle relazioni che aveva viene in parte compromessa dal trasferimento e la persona si trova obbligata ad adeguarsi alla nuova realtà in solitudine.
Il passaggio dal reddito di cittadinanza all’assegno di inclusione ha escluso molte persone, aggravando ulteriormente anche l’emergenza abitativa.
cosa si può fare?
Gli esempi successivi non hanno la pretesa di essere esaustivi o perfetti, ma possono essere uno spunto di azioni che si possono intraprendere per facilitare l’accesso delle persone al diritto alla casa, cercando anche di sollecitare le istituzioni e collaborare con loro.
Nella parrocchia di Santa Zita, da alcuni anni, c’è una comunità che si attiva, mettendo in rete varie professioni e risorse, per essere a disposizione di chi perde la casa. Il servizio cerca principalmente di supportare nella ricerca di un appartamento, nella copertura di una rata in un momento di difficoltà, nel cercare lavoro o nella compilazione della domanda per le case popolari. L’obiettivo è quello di essere di supporto finché la persona o la famiglia non è in grado di essere autonoma.
Già da alcuni anni due delle operatrici di Caritas si sono dedicate a studiare i bandi per le case popolari, in modo da supportare le famiglie nel fare la domanda. I bandi sono spesso articolati, tecnici e raramente sono accessibili alle persone che ne hanno diritto, per cui queste operatrici hanno approfondito i vari requisiti e la documentazione necessaria. Anche grazie agli Avvocati di strada, l’ultimo bando era meno discriminatorio, perché sono stati modificati alcuni requisiti che rendevano più difficile l’accesso alle persone migranti.
In generale, possiamo dire che alcuni dei progetti più interessanti ed efficaci sono quelli che hanno un approccio interdisciplinare all’abitare, coinvolgendo vari attori con competenze diverse, dalle istituzioni, agli istituti di credito, gli enti del terzo settore, i servizi sociali, le realtà educative, privati cittadini. Un tema così sfaccettato, infatti, richiede sinergie efficaci per poter funzionare bene, richiede quindi una comunità attenta che si metta in gioco in prima persona.
una storia
Mario, dall’emergenza freddo ad una casa di proprietà
Mario (nome di fantasia) viene conosciuto dallo sportello diocesano di Caritas a gennaio 2024, raccontando la propria storia. Ha lavorato come personale ATA nelle scuole per vari anni, ma successivamente ha perso il lavoro, adesso aspetta una piccola liquidazione.
Mario è separato, ma risulta ancora nel nucleo familiare con la ex moglie, per cui non può, ad esempio, richiedere l’assegno di inclusione o altri strumenti di supporto. Ha dormito per un periodo di tempo in una struttura residenziale gestita dalla cooperativa sociale Il Melograno, facente parte dalla Rete Caritas e Auxilium, e poi nel Seminario Arcivescovile, nell’emergenza freddo, da febbraio fino alla chiusura.
Durante l’ospitalità in emergenza freddo, conosce alcuni volontari che, nel tempo, si occupano di supportarlo nelle procedure burocratiche, dalla separazione alla riscossione del TFR. Quando poi arriva la liquidazione, i volontari lo accompagnano per la ricerca di una casa. Trovano un piccolo alloggio fuori città. Con il TFR Mario riesce a comprarlo, i volontari lo aiutano a regolarizzare le pratiche ad un prezzo vantaggioso e con una rete di persone lo aiutano ad arredarla. Mario ha una bella manualità, per cui è lui per primo a fare i lavori che servono, insieme al gruppo di volontari.
Il passo successivo è la presa di contatto con il Centro di Ascolto della zona e con i servizi sociali, che lo supportano per il pagamento di alcune utenze. Ora Mario sta sostenendo colloqui per cercare lavoro. Mario ha anche acquisito la residenza nella sua nuova casa, potendo accedere quindi a tutti i servizi che garantisce. Resta sempre in contatto con i volontari e con lo sportello diocesano di Caritas.
Questa storia è particolarmente significativa, non tanto perché “finisce bene”, come si potrebbe pensare, ma perché mette in luce due ingredienti essenziali: il lavoro di rete e la vicinanza relazionale alla persona. Senza questi due elementi, le progettazioni difficilmente saranno efficaci.