Povertà 2023 Centri di Ascolto Genova. Anticipazioni e tendenze

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Contestualmente alla diffusione dei dati di Caritas Italiana, l'Osservatorio delle Povertà e delle Risorse della Caritas Diocesana di Genova ha presentato il 19 giugno 2024 i principali indicatori sulla povertà rilevata nel 2023 dai 34 Centri di Ascolto Vicariali della Diocesi.

“Questa anticipazione a metà anno è una significativa novità - commenta il direttore Giuseppe Armas - che consente di tracciare una tendenza sui fenomeni di povertà ed esclusione nella nostra città e di continuare a ‘vedere’ le persone e le famiglie povere anche nella stagione estiva, in cui più facilmente si acuiscono solitudini e distrazioni. A questo scopo, alla rilevazione quantitativa abbiamo voluto affiancarne anche una qualitativa, grazie alla diffusione in questo ultimo mese di un questionario on line che sonda la percezione della povertà nei genovesi.” 

Bambini sempre più poveri

Nel 2023 in Italia il 9,8% della popolazione è in povertà assoluta, corrispondenti a circa 5,7 milioni di persone. Caritas Italiana parla di una “democratizzazione della povertà”: la paura di non arrivare a fine mese riguarda oltre il 60% della popolazione. Quasi un residente su 10 è in stato di povertà assoluta e i più poveri sono minorenni.

Il tema dei bambini e degli adolescenti preoccupa anche a livello genovese dove 1 bambino su 5 è in condizione di povertà assoluta, mentre sul territorio nazionale il rapporto è di 1 a 4.

È una povertà dei genitori che ricade sulla cura dei figli e sulla crescita della famiglia: dalle interviste somministrate sul territorio da Caritas Genova nell’ambito di una più ampia ricerca nazionale condotta da Caritas Italiana e Save The Children, emerge la grande difficoltà ad acquistare prodotti di uso quotidiano, medicinali o ausili medici per neonati, a provvedere autonomamente a visite specialistiche pediatriche private così come al pagamento delle rette per gli asili nido e di un servizio di baby-sitting. L’80% delle donne intervistate, inoltre, rinuncia ad opportunità formative e lavorative perché non sa a chi affidare i propri figli.

Chi chiede aiuto ai Centri di Ascolto

Nel 2023 i 34 Centri di Ascolto Vicariali hanno incontrato 4.100 persone, 1.600 per la prima volta.

Chiedono aiuto più donne che uomini perché  sono le donne a muoversi per prime per tutta la famiglia. Siamo davanti ad un cortocircuito - annota il Rapporto di Caritas Genova -: la famiglia è al centro del welfare italiano con il ruolo di cura ma è una famiglia sempre più debole, con minori, donne, lavoratrici e lavoratori sempre più poveri.

Nella povertà rilevata dai Centri di Ascolto, inoltre, prevalgono le persone straniere sugli italiani. Anche se la percentuale di migranti a Genova è stabile, attestandosi attorno 10% della popolazione gli stranieri sono più vulnerabili degli italiani e sono anche più giovani. È il caso di chiedersi ancora una volta se una regione come la Liguria, che si conferma la più anziana d’Italia, non possa riorganizzarsi per valorizzare l’elemento di potenziale ripopolamento e ringiovanimento offerto dalla popolazione migrante.

Povertà e territorio

Alcuni Centri di Ascolto spiccano per una presenza maggiore di persone che chiedono aiuto - Sampierdarena come anche la Val Polcevera - ma possiamo parlare di vere e proprie periferie? Molti studi ci suggeriscono di no: la conformazione policentrica di Genova rende la percezione dei territori marginali difficile da interpretare ed emerge in ogni caso che, a fronte di una trascuratezza istituzionale ed economica, il tessuto sociale delle cosiddette ‘periferie’ mostra una significativa resistenza e vitalità

Le persone senza dimora

Nel 2023 970 persone senza dimora sono passate dai Centri d’Ascolto coordinati da Caritas Genova e 3.123 nei Centri di ascolto delle Diocesi di tutta la Liguria.

La situazione risulta stabile rispetto agli anni precedenti ma è tangibile la mancata assunzione di una visione integrata del fenomeno: continuare ad investire sul contenimento del sintomo, attraverso interventi emergenziali di risposta ai bisogni, senza lavorare sulle cause né su altre modalità possibili e più progredite di intervento sociale, sta limitando le possibilità di una migliore gestione del fenomeno. 

Quale domani ci attende?

Famiglie, giovani, bambini, donne, persone straniere, sono i punti prospettici da cui intravvedere il futuro. Chi ha meno risorse rischia di avere meno aspettative sul proprio futuro, le condizioni economiche sono un grande ostacolo alla dimensione del sogno e delle scelte.

Ma come può esistere un domani se perdiamo la capacità di sognare insieme il futuro? È necessario un impegno comune di tutti gli attori economici e istituzionali, abbiamo bisogno di riacquistare la capacità di prenderci cura come investimento di lungo periodo, strategico, che genera capitale di democrazia, sviluppo sociale ed economico.

Abbiamo bisogno di favorire la partecipazione di bambini, bambine e adolescenti nei processi decisionali a tutti i livelli, prevedendo spazi di aggregazione e forme strutturate di ascolto, consultazione e co-progettazione, in modo da dare voce al loro protagonismo.

È il momento di investire sulla fiducia come antidoto per le paure del futuro, la fiducia nei giovani, la fiducia come atto politico.