Centri di ascolto a convegno. Mandato e comunità.

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“Nel racconto di Emmaus, che accompagna il terzo anno del Cammino sinodale,  Gesù si avvicina e ascolta. Come è importante questa disponibilità per voi che operate nei Centri di Ascolto Vicariali: ascoltare! Gesù ascolta due discepoli che stanno camminando in direzione sbagliata.

Quante volte anche nei nostri centri si presentano persone che sono andate su strade oggettivamente sbagliate! Eppure Gesù si fa vicino proprio su quella strada. I due discepoli di Emmaus speravano in un Messia potente e invece…

Quanto peso hanno le nostre aspettative in quello che facciamo, anche nei nostri Centri di Ascolto! L’aspettativa che tutto vada meglio di così o di risolvere le situazioni che si presentano, di dare risposte immediate o di esser tutti più bravi, più efficienti, più giovani. Nell’episodio di Emmaus, invece, Gesù ribadisce che l’unico modo per risorgere è quello di morire.

Morire alle mie aspettative, alle mie idee. L’unico modo di avere una vita piena, per noi cristiani, è morire a noi stessi! Come a tutta la Chiesa impegnata nel Cammino sinodale così anche a voi, operatori dei Centri di Ascolto vicariali, Gesù mostra come accompagnare, persino sulle strade sbagliate, e chiede di morire alle nostre aspettative per fare strada agli altri insieme con Lui che è vivo, insieme a Lui che è la Vita.”

È il cuore della riflessione di apertura che p. Marco Tasca, Arcivescovo di Genova, ha rivolto ai partecipanti al convegno dei Centri di Ascolto Vicariali, svoltosi sabato 28 ottobre scorso, alla Sala Quadrivium: un appuntamento annuale, ripreso dopo la pausa forzata dovuta al Covid, che ha colto e valorizzato il bisogno dei volontari, operatori e referenti, di ricollegarsi alla Parola di Dio, di ritornare al mandato ricevuto, svolto non a titolo individuale o di gruppo ma nella comunità; il bisogno di sentirsi parte di una rete ecclesiale e civica e non “delegati” in mancanza di una responsabilità condivisa.   

Sono circa 500 i volontari che operano nei 33 Centri di Ascolto Vicariali della Diocesi, due terzi dei quali si dedicano all’ascolto delle persone mentre i restanti sostengono il lavoro di segreteria e contabilità, i rapporti con le istituzioni e con le parrocchie. 


Centri di ascolto e comunità

“Qui non è rappresentata un’associazione o un movimento - ha ricordato nel suo intervento Giuseppe Armas, direttore della Caritas Diocesana a cui spetta la formazione dei volontari e il coordinamento dei Centri - ma è resa concreta una espressione di comunità. Il nostro compito specifico, infatti, non è quello di essere risposta ad un bisogno ma di essere ‘segno’ della presenza sollecita della comunità cristiana.

Se gli operatori non fanno parte di una comunità sufficientemente accudente e se il mandato sfuma nella delega il Centro di Ascolto non potrà svolgere appropriatamente il suo ruolo. L’identità del Centro di Ascolto, invece, è di tipo ecclesiale e pastorale: è a servizio della comunità parrocchiale o vicariale e ad essa si riferisce.

Nel Centro di Ascolto è tutta la comunità cristiana che, attraverso l’opera di alcuni, rende quotidianamente visibile l’attenzione e la sollecitudine per i poveri.”

Uno dei temi centrali del convegno, quindi, è la comunità o meglio il suo precario stato di salute: “È evidente - osserva Armas - la decostruzione del senso di appartenenza ad una comunità locale attraverso l’avanzamento di una visione che mette al centro l’individuo, il bene personale contrapposto al bene comune.

Alla base di molti disagi, di molte povertà, di molti malesseri vi è questo problema: la mancanza di un legame sufficientemente positivo, forte e nutriente con la società, un noi molto circoscritto nel quale rinchiudiamo tutti gli interessi dell’io egocentrico, un noi che si contrappone al bene per tutti.”


Disagio giovanile, povertà energetica, lavoro povero

In questa solitudine, Caritas pone l’accento almeno su tre manifestazioni di povertà incontrate dai Centri di Ascolto: il disagio giovanile, con una forte crescita dei disturbi psicologici e psichiatrici; la povertà energetica, che non è solo la difficoltà a pagare le bollette ma anche la riduzione della capacità di acquisto di beni indispensabili, a causa dell’aumento dei costi dell’energia che si scarica sui prezzi; il lavoro povero che non basta a mantenere la famiglia e che, a ricaduta, esaspera altre criticità personali e familiari. Sono aspetti che saranno affrontati anche nel prossimo report sulle povertà di Caritas Italiana, atteso alla vigilia della Giornata Mondiale dei Poveri, il 19 novembre.


 


Centri di Ascolto e rinnovamento

“Questo senso di disgregazione della comunità - ha continuato il direttore della Caritas Diocesana - può portare anche gli operatori dei Centri di Ascolto a entrare in un ruolo e a perdere la dimensione della relazione umana nel nostro servizio. Invece abbiamo la grandissima opportunità di incontrare il Signore nella persona che chiede ascolto. Il tempo che stiamo attraversando, poi, è di forte trasformazione anche a livello ecclesiale: carenza di sacerdoti, diminuzione della partecipazione alle realtà associative, scarsità di giovani.

Ci dobbiamo deprimere? E se fosse un modo con con il Signore ci spinge al rinnovamento dell’esperienza di chiesa e di comunità? Questo cambio di pelle, che il Cammino sinodale accoglie e manifesta, ci interpella anche come operatori Caritas e sul nostro mandato. Forse dobbiamo rinnovare il modo in cui questo mandato viene dato agli operatori della Caritas, perché non sia una sorta di delega in cui qualcuno ci dice: ‘fate pure, a nome nostro’. È un primo aspetto su cui dobbiamo lavorare insieme, anche con i vicari, perché il mandato sia un mandato di comunità, rinnovato, vero, esplicito. Da soli non possiamo fare niente, serve il lavoro di rete con le nostre comunità e con la città.”


Fare manutenzione alla rete

“Nel corso degli anni - ha concluso Armas - nei Centri di Ascolto abbiamo accentuato l’aspetto dell’erogazione di servizi, ma non è esattamente il nostro compito: dobbiamo certamente registrare il problema ma poi si tratta di tornare alla comunità, di capire che tipo di risposta dare in rete con le risorse sul territorio e, in questo, fare anche presente alle istituzioni pubbliche i bisogni che ascoltiamo, dare voce a chi non ce l’ha. È Il nostro specifico: lavorare per la rete, fare la manutenzione della rete ecclesiale impegnata nella carità, per facilitare, consolidare, ripristinare e perché l’amore che ci abita possa essere trasmesso e trovare canali liberi.”


Il tempo dei laici

“La vostra platea è da sempre espressione del laicato - ha ricordato in conclusione il vicario episcopale per la carità, Mons. Andrea Parodi - e il Cammino sinodale che stiamo vivendo è proprio il tempo della piena valorizzazione dei laici, il tempo del passaggio dalla semplice collaborazione con i sacerdoti, che nasconde una visione clericale, alla corresponsabilità dell’intero popolo di Dio.” Hanno arricchito il convegno diverse testimonianze di operatori, riflessioni, racconti, emozioni, fatiche e proposte che saranno argomenti dei prossimi incontri con i referenti dei Centri di Ascolto, per tradurre questi temi in concreta vita cristiana.