Povertà. I dati rilevati dalla rete Caritas nel 2024

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Il 16 giugno Caritas Italiana ha presentato i dati 2024 sulla povertà (scarica il Report) in Italia rilevata dalla rete Caritas e, contestualmente, Caritas Genova ha diffuso i dati locali, raccolti dai 32 Centri Vicariali di Ascolto della Diocesi.

Nel 2024, i Centri di Ascolto hanno incontrato 4.206 persone: per il 56% si tratta di donne, che spesso si fanno voce del bisogno di tutta la famiglia. Il 41% è rappresentato da italiani, di cui il 31% ha più di 65 anni, spesso pensionati a basso reddito e/o con figli a carico, anche adulti.

Tra le persone straniere che si rivolgono ai Centri di Ascolto la nazionalità prevalente è quella marocchina, seguita da Albania, Perù, Ecuador, Tunisia, Romania e Nigeria. 

Sempre nel 2024, lo Sportello di Accoglienza ospitato presso il Centro Banchi ha ascoltato 881 persone senza dimora o in situazione di grave marginalità, per il 65% uomini.

i bisogni espressi

Quanto ai bisogni espressi, il 47% di coloro che si rivolgono ai Centri vicariali di Ascolto denuncia la mancanza di occupazione o un lavoro povero, condizione che riguarda in misura maggiore le persone straniere rispetto a quelle italiane; il 29% patisce una povertà abitativa, ha difficoltà a far fronte alle spese di gestione della casa e a mantenere il diritto all’abitare. 

L’ascolto fa emergere le radici dei problemi, tra cui la solitudine si presenta spesso come fattore e moltiplicatore di povertà: gli italiani che chiedono aiuto sembrano in qualche modo ‘più soli’ rispetto agli stranieri e sono passati dal 42.5% del 2022 al 46.4% nel 2024. Si registra una tendenza della nostra società a creare solitudine.

L'impoverimento relazionale, comunitario, del senso della vita

Lo ha spiegato bene Carlo Andorlini, docente di progettazione sociale presso l'Università di Firenze, nell’ultimo Convegno delle Caritas della regione ecclesiastica ligure, il 1° marzo scorso.

Più che la povertà preoccupa l’impoverimento - afferma Andorlini - che investe tutti e riguarda il piano relazionale, comunitario e del senso della vita. Un impoverimento sociale, di cui magari ci accorgiamo ma che non riusciamo a leggere nella sua gravità, una società di individui soli, per molti anziani una costrizione e per molti altri una scelta di vita sommamente desiderabile, quasi fosse normalità. Impoveriscono il tempo e la qualità delle nostre relazioni con gli altri, impoverisce il lessico e la conseguente capacità di elaborare il pensiero, di tradurre le emozioni, di disinnescare la violenza.”

Farsi prossimi ai poveri, quindi, non è solo risolvere un’urgenza economica ma è comprendere l’impoverimento sociale e porvi rimedio promuovendo forme comunitarie di vita, in cui condividere, compartecipare, sperimentare la comunione.