Organizzare la speranza. Caritas Italiana e Caritas Liguri

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Mercoledì 29 Gennaio 2025 il Seminario di Genova ha ospitato l’incontro annuale tra la Delegazione Regionale delle Caritas Liguri e Caritas Italiana, nella persona del suo direttore don Marco Pagniello, alla presenza di don Gero Marino, vescovo di Savona-Noli e delegato per la carità della Conferenza Episcopale Ligure. 

“Si tratta di una tappa importante e ricorrente nella relazione tra le Caritas Liguri e con Caritas Italiana – spiega Giuseppe Armas, direttore di Caritas Genova – per lavorare sempre meglio in comunione, viverci come una comunità inter-diocesana che cammina insieme, gli uni accanto agli altri e con la chiesa italiana, in una fase storica in cui scegliere ed esprimere l’appartenenza, sul piano ecclesiale e sociale, è percepito come complessità e fatica. In questo momento di ascolto che annualmente Caritas Italiana ci offre visitando le delegazioni regionali, vogliamo soprattutto interrogarci sul ‘come’ metterci a servizio delle nostre diocesi per non replicare modelli che non esauriscono più la domanda dell’oggi”.  

Don Pagniello pone una domanda che conferma l’esigenza di verifica e di rinnovamento: come organizzare la speranza? “Nell’orizzonte del Giubileo e nel contesto del Cammino sinodale – commenta – come testimoniare la speranza tra povertà diffuse e forti diseguaglianze?

Sappiamo che a Caritas è chiesto di essere capaci di leggere la realtà e fare proposte legate al contesto in cui viviamo, ecclesiale e sociale; questo però comporta, nel nostro operare, di dare sempre il primato alla Parola di Dio, alla vita spirituale, all’annuncio del Vangelo attraverso la testimonianza del servizio. È Cristo la nostra speranza e, ricordandoci di quel che Pietro dice al povero seduto vicino alla Porta Bella del tempio, negli Atti, non potremo mai dare ciò che non abbiamo. Non potremo dare speranza se non abbiamo Cristo nel cuore.”

Alla luce di questa vita spirituale, si pone il tema della verifica. Ancora don Pagniello: “Quanto verifichiamo il nostro lavoro, come Caritas e come Centri di Ascolto? Come ci percepiamo e cosa siamo oggi? Siamo luoghi di relazione in cui si manifesta l’opzione preferenziale per i poveri e si aprono cammini di speranza o siamo uffici che sbrigano pratiche a favore dei poveri?

Il Giubileo ci ricorda che siamo chiamati ad organizzare la speranza entrando in relazione con Dio e con le persone. Scrutare i segni dei tempi, ascoltando il mondo con il cuore di Dio. Le nostre chiese diocesane riconoscono alla Caritas questa capacità: saper vedere le crisi e al contempo, come abbiamo scritto nell’ultimo Rapporto sulla povertà, far crescere fili d’erba nelle crepe.” 

Don Pagniello elenca le crepe dell’oggi, in qualche caso voragini che sembrano insanabili. Guerre, pace e riconciliazione: come essere profeti di pace in tessuti socio-economici, anche in Liguria, dove la produzione di armi sviluppa lavoro? La denatalità, una delle più grandi povertà in Italia. La qualità punitiva e non riparativa della giustizia e del tempo vissuto in carcere. La malattia e il tema del fine vita. Il disagio psicologico e  psichiatrico di molti giovani, la scelta di tanti altri di emigrare per cercare futuro. Le persone migranti, interrotte nei loro cammini di speranza. Gli anziani e i poveri, in particolar modo gli anziani poveri con una pensione sociale che non consente loro di mantenersi, rinunciando spesso alle cure mediche. 

Conclude il direttore di Caritas Italiana: “Sono profonde ingiustizie, le tante diseguaglianze italiane tra persone e territori, perché nascere in una regione piuttosto che in un’altra fa ancora differenza. Di fronte a tante crisi, quindi, come organizzare la speranza? Dobbiamo imparare a discernere, progettare e agire insieme nelle équipe Caritas, nelle delegazioni, nei centri d’ascolto, in modo sinodale, favorendo non le singolarità ma la compartecipazione.

E dobbiamo custodire uno sguardo profetico, capace di vedere ciò che di buono esiste ma anche di esercitare l’advocacy per richiamare società e istituzioni alla autentica promozione integrale della persona.”