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Carissimi amici,

ecco il primo numero di emergenze newsletter del 2008. Siamo un po' in ritardo, ma chi vi scrive, e ne parleremo, è appena tornata da una missione in Benin. Ma c'è stato un viaggio molto più importante per il Settore Emergenze, ed è quello che ha condotto un notevole numero di volontari a Banja Luka e Aleksinac. Si è trattata di una nuova intensa e ricca esperienza. Molti partecipanti hanno già scritto articoli e appunti di viaggio che sono stati pubblicati su il Cittadino, Caritas Notizie e l'Arsellinna… noi vi daremo un breve resoconto e vi aggiorneremo circa i prossimi appuntamenti e programmi.

VIAGGIO CAPODANNO 2008

Trieste, Zagabria, Banja Luka, Aleksinac, Belgrado, Ljubljana, Genova. Il giro del mondo in ottanta giorni, quello dei Balcani in otto! Ancora una volta abbiamo colto l’occasione del Capodanno e delle feste per stare insieme e vicino a quelle comunità che accompagnamo durante l’anno. E’ stato un gruppo numeroso e variegato quello che è partito il 27 Dicembre, circa trenta persone, di età compresa tra i 18 e i 50 anni, un gruppo grande e bello, che ha saputo vivere in armonia e sintonia sia al suo interno sia con le realtà che piano piano siamo andati scoprendo. Due i momenti forti: la visita a Mons. Komarica, vescovo di Banja Luka, e la festa con la comunità di Aleksinac. Il primo, che ci ha portati a stare in ascolto e a condividere con la semplice presenza la complessa situazione della diocesi della città. Il secondo , che ci ha visti più operativi sia nell’organizzazione della tombolata per gli anziani sia nella preparazione dell’animazione pomeridiana e serale per i bambini.

Tanti i chilometri percorsi, tanto il freddo e tanta la neve, ma si sa, le intemperie temprano, le condizioni particolari uniscono, e così siamo ritornati tutti carichi ed entusiasti, pieni di idee e voglia di raccontare e condividere!

 

FORMAZIONE- SEMINARIO DI APPROFONDIMENTO “CULTURA, STORIA E MEMORIA NEI BALCANI”

Anche quest’anno si rinnova la proficua collaborazione con il Dipartimento di Ricerche Europee della facoltà di Scienze Politiche. La direttrice, prof.ssa Maria Grazia Bottaro Palumbo, si è resa nuovamente disponibile per organizzare insieme a noi un seminario di approfondimento sui Balcani destinato principalmente agli studenti di Scienze Politiche, ma aperto anche a tutti coloro i quali possono partecipare. Siamo ormai alla quarta edizione e i risultati ottenuti in passato fanno ben sperare per una iniziativa di alta formazione che sappiamo essere gradita anche ai tanti amici dei Balcani. L’edizione del seminario di quest’anno sarà suddivisa in tre appuntamenti di due ore ciascuno. In questo modo verrà garantita la creditizzazione di un CFU per gli studenti universitari che parteciperanno. Il primo appuntamento si terrà il giorno 27 marzo e verterà sulla memoria del male; il secondo è stato fissato per fine aprile e riguarderà l’attualità del Kosovo mentre l’ultimo appuntamento, previsto per i primi di maggio si concentrerà sui giusti in tempo di guerra. Molti gli ospiti di eccezione: attendiamo ancora qualche conferma, ma il programma è davvero di livello. Ne riparleremo di sicuro.

 

UNA MANO LAVA L’ALTA-CAMPAGNA BAGNOSCHIUMA 2007/2008

E’ in corso l’inventario dei bagnoschiuma e la rendicontazione di quanto fatto finora. Le cose, a spanne, sono andate molto bene anche questa volta.  Rimangono solo poche scatole e ci auguriamo che, a breve si possa riproporre qualche appuntamento e chiudere così anche questa iniziativa che, oltre a fornirci di un po’ di fondi per i progetti ad Aleksinac, ci ha permesso di comunicare e di sensibilizzare alla diocesi quanto stiamo cercando di portare avanti attraverso le iniziative concrete e uno stile di gemellaggio che continua a regalarci un senso vero e profondo di Chiesa.

 

GRUPPO BALCANI

La grande energia ed entusiasmo rimasti dal viaggio di capodanno, uniti alle tante competenze che i tanti volontari hanno messo in campo, ci hanno permesso di mettere in cantiere diverse idee ed iniziative. Una di queste riguarda la nostra mediateca: il materiale fotografico, audio e video è davvero tantissimo e grazie al vostro aiuto forse potremmo realizzare uno strumento utile per la sensibilizzazione e anche per la nostra memoria. Le idee sono davvero tante e abbiamo pensato di raccoglierle tutte e di rivederci tutti insieme, complice la voglia di ritrovarsi anche con tutti coloro che da negli anni si sono un po’ innamorati con noi. Ci vedremo giovedi 14 febbraio alle ore 20.45 presso il Monastero Auxilium. Chi vuole può portare un dolce, ma è più importante che veniate e basta: per quello qualcosa mi dice che non mancheranno le leccornie…

 

EMOZIONI CHE SI SCRIVONO: il BENIN

L'anziano capo locale Dan si era spazientito per le continue usurpazioni di terreni per mano di Aho. Un giorno gli disse: «Tra poco arriverai a costruire fin sulla mia pancia». Queste parole dovevano risultare profetiche. Non molto tempo dopo Dan venne ucciso e sotterrato nelle fondamenta della casa di Aho e il nuovo regno venne chiamato Dan ho me (nel ventre di Dan) un regno passato alla storia con il nome di Dahomey.

Abomey, la capitale di quell'antico regno, si trova oggi nel piccolo stato del Benin. Nell’ingresso del palazzo reale alcune stampe raffigurano colonne di uomini incatenati alle mani, ai piedi e al collo frustati dai negrieri locali, ordalie e giudizi sommari da cui dipendeva la vita degli schiavi. Oltre il grande cortile sorge il palazzo con i suoi muri bianchi su cui spiccano i variopinti bassorilievi raffiguranti i simboli dei sovrani di Dahomey.

"Nonostante la sua lentezza il camaleonte finisce per raggiungere la cima della ceiba" con questo motto Aqaba, salito al trono nel 1685, stigmatizzò lo strano destino che lo volle sovrano in età molto avanzata. L'interno della sala dei troni è tutto un susseguirsi di segni e simboli che raccontano le epopee dei vari sovrani.

I grandi drappi che dominano gli scranni di legno intarsiato narrano la storia di Agadja, detto Huito "colui che prende la via del mare". Il suo simbolo è una nave circondata da truculente scene di battaglia. Fu Agadja ad espugnare il forte di Ouidah lanciando all'attacco le sue terribili armate femminili formate da amazzoni destinate a rimanere nubili, donne che dicevano di se stesse: «Siamo degli uomini».

Quando nel 1732 salì al trono Tegbesu i suoi rivali riempirono la tunica regale di ortiche per costringerlo a spogliarsi, gesto che avrebbe significato la rinuncia al trono. Tegbesu però resistette e il suo motto :"il bufalo vestito è difficile da svestire" è oggi rappresentato da un bufalo che indossa una tunica.

Lo scranno di Agonglo (1789/97) è sormontato dalla raffigurazione vivace di un grande ananas che sta accanto ad una palma. Una profonda saggezza affiora dalle parole del suo motto:"la folgore cade sulla palma, ma l'ananas la evita", la saggezza di chi ha saputo sfuggire a mille pericoli.

I disegni quasi naif del palazzo di Abomey raccontano storie di guerre e di schiavi, di genti strappate ai propri villaggi dagli stessi Dahomeani per essere rivendute ai bianchi che stipavano questi loro carichi sulle navi negriere per attraversare l'oceano fino alle coste americane.

Ma gli schiavi erano moneta corrente anche per gli scambi interni. Imposte, debiti, acquisti, tutto poteva essere pagato con denaro umano, gli schiavi erano merce di valore e come tale venivano trattati. I bianchi Inglesi, Portoghesi e Olandesi  restavano nei loro forti lungo la costa e lasciavano ai sovrani locali il compito di procurare loro la "merce" di cui necessitavano.

"Cerchiamo cristiani e spezie" aveva detto Vasco de Gama con inquietante sincerità, parole che si possono tradurre in un centinaio di milioni di "cristiani" di colore deportati dalle loro terre.

I muri del piccolo tempio dove risiedevano le donne del re sono stati costruiti con fango impastato nel sangue degli schiavi. Un particolare raccapricciante che deve aver fatto inorgoglire i sovrani locali.

Oggi agli occhi del visitatore appaiono solamente i pochi muri rimasti, i tetti rifatti, è difficile immaginare la vita di quel palazzo, le feste, le udienze, i sacrifici umani in occasione delle cerimonie più importanti e della morte del re.

Quei disegni colorati, dai tratti semplici e quasi infantili che caratterizzano l'artigianato di Abomey non sembrano voler ricordare un momento così truce della storia dell'umanità, ma il pensiero di quei muri, di quelle navi cariche all'inverosimile di uomini, donne e bambini provoca un certo brivido.