La storia recente
La Caritas Iraq nasce nel 1992 per iniziativa dei Vescovi – 15 Diocesi dei vari riti, per 700.000 cattolici – a seguito dell'embargo internazionale dopo la prima guerra del Golfo (1991). Fino al 1999 la Caritas Iraq si è concentrata sulla distribuzione alimentare alle famiglie povere con razioni supplementari mensili. I dodici Centri Caritas presenti nel Paese hanno assistito 240.000 persone.
Nel 1999 l'ONU apre in Iraq il programma alimentare "Food for oil" (viveri contro petrolio) e la Caritas Iraq si specializza nella fornitura di acqua potabile, che interesserà 750.000 persone in 14 aree urbane e nell'alimentazione supplementare a 26.000 bambini e a 14.000 donne in gravidanza.
Nel Marzo 2003 inizia l'attuale conflitto. Le normali attività della Caritas rallentano, ma crescono gli interventi a favore dei feriti e la distribuzione di medicine. Cresce anche il programma a favore dei bambini malnutriti, il "Well Baby Program" e l'assistenza a circa 46.000 sfollati, soprattutto nel Nord, nelle località di Qaraqosh, Alqosh e Mosul.
Nel 2004 la situazione di insicurezza si aggrava, ma i Centri Caritas funzionano sempre, riforniti da una base ad Amman (Giordania). Sempre alta la domanda di medicinali e di materiale sanitario.
La nuova Direzione e i programmi attuali della Caritas Iraq
Dal luglio 2004, a seguito del decesso dell'anziano Patriarca Bidawid un nuovo Presidente, Mons. Delly, e una nuova Direzione della Caritas hanno sostituito lo staff precedente. La Chiesa irachena ha poi incaricato il vescovo latino di Baghdad, Mons. Sleiman quale garante della collaborazione e della coordinazione degli interventi con le Diocesi del Paese e con il resto del Network.
Con il sostegno di oltre 35 tra Caritas e organizzazioni di tutto il mondo, la Caritas Iraq continua a sostenere i seguenti programmi:
1) Programma Sanitario: distribuzione di medicinali, costruzione di 8 centri sanitari,
2) Programma alimentare: assistenza a 15.000 disabili, poveri orfani,
3) "Well Baby Program", cure sanitarie e alimenti per bambini malnutriti e mamme che allattano o in gravidanza
4) Programma idrico: installazione di tre unità di desalinizzazione.
5) Programma di riparazione delle chiese a seguito degli attentati di agosto e di ottobre.
6) Microprogetti.
L'azione della Caritas Diocesana di Genova
La Caritas Diocesana di Genova si è inserita nella rete Internazionale delle Caritas ed ha finanziato, insieme con numerose altre Caritas Diocesane, il Well Baby Program e il Programma Sanitario, ed ha regolari
contatti con Caritas Iraq per nuove proposte.
Buoni I rapporti con il Nunzio Apostolico, Mons. Filoni, che, data la
situazione di emergenza, valutava la possibilità di farsi promotore di qualche
iniziativa in collaborazione con la Chiesa locale.
Si è infine già concretizzata una collaborazione con L'Unitalsi, che si è
impegnata con un fondo di 55.000 € e si sta studiando proprio in questi giorni un intervento insieme con l'Azione Cattolica.
La priorità viene data al supporto delle persone vulnerabili (Well Baby Program) su indicazione della stessa Caritas Iraq. A più lunga scadenza vi è l'ovvia previsione che molto si dovrà operare in favore della riconciliazione.
La sicurezza in Iraq
Durante il 2004 lo staff dei Centri Caritas in Iraq ha dovuto lavorare in situazioni di grave insicurezza. Come è noto, la situazione si è deteriorata a partire da marzo 2004 per il gran numero di atti terroristici e di prese in ostaggio sia di espatriati che di iracheni. Lo staff di Caritas Iraq lavora, comunque, sempre con grande coraggio e dedizione e nella necessità di mantenere un basso profilo mediatico per evitare possibili ritorsioni.
Gli attacchi mirati alle Chiese cristiane a Bagdad e a Mosul il 1° agosto 2004 hanno segnato una nuova fase in questa escalation di violenza. Le minacce, gli attentati, la presa di ostaggi causano anche allo staff della Caritas limitazioni di spostamenti e ulteriore rafforzamento delle misure di sicurezza. Finora, la grave situazione in cui vive il Paese non ha coinvolto la comunità cristiana in Iraq in un conflitto etnico-religioso, anche se molti cristiani hanno sofferto per la presa di ostaggi, attacchi ai negozi o minacce di vario genere. Molte famiglie sono costrette a lasciare il Paese o a trasferirsi nei villaggi di
origine.