Emergenza Congo

Facebooktwittermail

Dopo l'arresto nelle scorse settimane del generale ribelle tutzi Laurent Nkunda, leader del Consiglio Nazionale per la Difesa del Popolo, che da anni dominava sul territorio nella Provincia Orientale, sembravano aprirsi nuove prospettive di pace e di sviluppo nella Repubblica Democratica del Congo.

Negli ultimi mesi, il conflitto nel paese africano ha causato 250.000 sfollati e un numero imprecisato di vittime. Nella diocesi di Dungu-Doruma e Isiro- Niangara si stanno assistendo circa 10.000 famiglie di sfollati (pari ad un totale di circa 60.000 persone), a seguito delle incursioni dei ribelli ugandesi del sedicente Esercito di liberazione del signore. 

Gli aiuti di Caritas consistono specificamente nel donare ai nuclei familiari generi non alimentari, mentre esiste un solo presidio sanitario internazionale gestito da Medecins Sans Frontieres. Sotto l’aspetto economico l’operazione è possibile grazie al contributo di tutto il network Caritas Internationalis, tra cui anche Caritas Italiana, che ha stanziato 100.000 Euro. Oltre agli aiuti esterni, in questa crisi si distingue la solidarietà delle numerose parrocchie che si sono attivate per dare ospitalità direttamente agli sfollati. 

L’operazione globale di assistenza della Caritas alla fine raggiungerà i 3 milioni di euro. Gli aiuti, in questo momento, sono fondamentali perché la militarizzazione della zona e le precarie condizioni sanitarie e di sicurezza impediscono di fatto alla popolazione locale di potersi occupare del proprio sostentamento. "Le persone vivono in condizioni pessime- ha ammesso il delegato delle Nazioni Unite John Holmes in visita ufficiale- e le forze militari, a causa delle gravi difficoltà logistiche, non riescono a mantenere la sicurezza nell'area". L'esercito congolese, dal canto suo, il 14 febbraio ha reso noto che più di 40 guerriglieri ruandesi hutu sono morti in seguito a un raid aereo su due postazioni ribelli effettuato congiuntamente con le forze ruandesi. I due paesi, nonostante le divergenze e la recente storia di reciproche accuse e minacce, stanno conducendo congiuntamente una campagna anti ribelli che ha portato le forze ruandesi a sconfinare, questa volta autorizzate, fino ad oltre la città di Goma. La spiegazione ufficiale – scrive il Washington Post in un articolo intitolato "L'azione del Ruanda in Congo alimenta sospetti" – è semplice: dopo due guerre e un decennio di diffidenze, le due nazioni hanno finalmente acconsentito a gestire militarmente una minaccia comune, cioè le milizie ruandesi di etnia hutu delle Democratic Liberation Forces of Rwanda (Fdlr), che si sono riorganizzate in Congo dopo il genocidio ruandese del 1994 e sono la principale causa del più sanguinoso conflitto documentato dopo la Seconda Guerra mondiale.

Vedi Intervento di emergenza nella Provincia del Nord Kivu (Diocesi di Goma e Butembo-Beni) Repubblica Democratica del Congo

Gli interventi della Caritas

Vedi sito Caritas Congo