di don Marino Poggi
È proprietà tipica dell’amore incontrare l’“oggi”, cioè la persona amata nella sua realtà legata al tempo e quindi in continuo divenire. Non si amano i modelli, anche perfetti, ciò che dovrebbe essere e spesso non è; si amano le persone nella loro esistenza concreta, nella loro fatica di vivere, tenendo conto che la libertà dell’uomo è ferita dal peccato. Questa verità è facile dimenticarla, perché il nostro amore è condizionato dal nostro peccato, dalle nostre paure e soprattutto dai nostri bisogni. Quante volte il nostro amore per gli altri è frutto del nostro bisogno di amore, di sentirci utili, di essere considerati importanti!
A partire da questa consapevolezza è giusto chiederci: come amare i poveri che incontriamo, quelli che si presentano come poveri chiedendoci questo o quest’altro? Non c’è il povero “vero”, ma solo gente che soffre oppure gente che vorrebbe essere diversa o con maggiori possibilità. C’è anche chi fa il “mestiere” del povero, per cui è difficile amare i poveri: possiamo solo entrare in relazione cortese e sincera con chi ci parla.
La premessa indispensabile per crescere in questa relazione è un incontro di sguardi, è il rispetto l’uno dell’altro, senza bugie. Non è facile sapere questo, ma è giusto tendere a questa verità. L’amore è sempre nella verità, che permette alle persone in relazione di essere sé stesse.
Le Giornate Mondiali dei Poveri sono state pensate in questa prospettiva: un cammino per rendere migliore l’incontro tra chi ha e chi ha meno, senza giudizi di valore, senza accuse reciproche, nella certezza che la destinazione universale dei beni della terra è la luce a cui ispirare qualsiasi condivisione.
CN 228 / Settembre 2019
(Foto: Leroy Skalstad on Unsplashl)