Oltre 1 milione e 700 mila euro raccolti, oltre 1 milione e 400 mila già erogati a famiglie, esercenti e strutture sociali e socio-pastorali. A sette mesi dall’ultima alluvione è questo il dato di massima dell’intervento della Chiesa di Genova a favore dei cittadini più colpiti. “Come era nostro intendimento, abbiamo voluto dare una risposta quanto più celere possibile” ha sottolineato S.E. Card. Angelo Bagnasco nel corso della conferenza stampa di restituzione, tenutasi lunedì 25 maggio presso la Curia Arcivescovile. Con il Cardinale erano presenti anche Caritas Diocesana di Genova, che ha coordinato l’azione di aiuto della Chiesa e continuerà a farlo nei prossimi mesi, e don Mario Leonardi, parroco dei Diecimila Crocifissi di Via Canevari, in rappresentanza delle tante parrocchie dei territori più coinvolti.
“Con l’aiuto dei parroci, dei centri di ascolto e con il coordinamento della Caritas – ha sottolineato l’Arcivescovo – siamo riusciti a dare una risposta tempestiva, che non si attardasse nella burocrazia. Quanto abbiamo potuto offrire come aiuto economico è il risultato della generosità di tanti singoli cittadini, delle stesse parrocchie, di altre diocesi e soprattutto della Conferenza Episcopale Italiana che ha stanziato 1 milione di euro attingendo ai fondi dell’8xmille”. Dai cittadini sono giunti oltre 331mila euro, 347mila euro sono arrivati da parrocchie, varie diocesi e da Caritas Italiana. Alle famiglie sono stati erogati oltre 535mila euro, agli esercenti oltre 644mila euro, poco più di 168mila euro sono andati a strutture sociali e socio-pastorali particolarmente ammalorate.
“Il territorio ha riportato un danno severo e diffuso, sia per la pioggia sia soprattutto per le frane che ne sono seguite – ha commentato Franco Catani, co-direttore della Caritas Diocesana -: parliamo di 6 Municipi del Comune di Genova, 6 Comuni della provincia, ben 17 Vicariati della nostra Arcidiocesi. Nei ripetuti sopralluoghi che abbiamo effettuato abbiamo visto personalmente case che poggiavano sul nulla, case non più abitabili e proprietari su cui oggi gravano mutui che non corrispondono più ad un bene reale. Abbiamo incontrato tanta disperazione. Il nostro primo compito è stato procedere con tempestività alla rilevazione dei bisogni: immediatamente oltre 200 volontari, soprattutto giovani, sono passati in tutte le zone alluvionate per registrare le situazioni più critiche ed urgenti. Abbiamo messo subito a disposizione 14 deumidificatori e 2 essicatori ad alta intensità, macchinari specializzati per asciugare rapidamente i muri intrisi di umidità. Abbiamo poi dato avvio ad un lavoro di rete con le realtà già presenti nel territorio, dai Centri di Ascolto Vicariali agli Ambiti Territoriali Sociali, dai parroci agli assistenti sociali, che ci ha permesso di raggiungere la gente, ascoltarla in profondità e più volte, valutare non tanto il danno quanto il bisogno di aiuto necessario a farvi fronte: il nostro compito infatti non è sostituirci all’aiuto pubblico, ma individuare le situazioni più fragili, le persone, le famiglie e gli esercenti che da soli non potrebbero riprendersi. A costoro siamo andati incontro con erogazioni a fondo perduto e, in alcuni casi, con prestiti stanziati con rapidità attraverso la Fondazione Antiusura ‘S. Maria del Soccorso’ e supportati da un fondo di garanzia sostenuto in modo paritetico da Caritas e dalla stessa Antisura.”
L’AIUTO ALLE FAMIGLIE
Sono state così raggiunte 200 famiglie, la totalità delle famiglie segnalate dal Comune di Genova. “Di queste, 107 hanno affrontato un periodo fuori casa – ha spiegato Lucia Foglino, che ha curato questo aspetto per Caritas Diocesana – e 6 hanno perso irrimediabilmente la casa: le situazioni più critiche in questo senso si sono registrate in Via Tofane a Rivarolo e nella zona di Prà dove, in particolare, 4 famiglie oggi pagano un mutuo per una casa che non hanno più. 48 famiglie erano già state colpite dall’alluvione del 2011. 173, pari a 382 persone, sono state aiutate economicamente, con importi variabili tra i 200 e i 10.000 euro, utilizzati per pagamento di locazioni, allaccio utenze, acquisto mobili, riparazioni, elettrodomestici, impiantistica. Il 70 per cento delle famiglie aiutate era economicamente debole prima dell’alluvione o lo è diventato in conseguenza.”
L’AIUTO AGLI ESERCENTI
Sono stati 290 gli esercenti sostenuti, con un lavoro di ascolto su più fasi che ha consentito di approfondire la relazione e di individuare la modalità di aiuto migliore. “Le erogazioni agli esercenti sono contenute tra un minino di 500 euro ed un massimo di 11mila euro – ha riferito Alberto Mortara, della Fondazione Auxilium, che ha affiancato Caritas nel coordinamento degli aiuti -. Le medie delle erogazioni si attestano intorno ai 1.300 euro, nella prima fase, e ai 3.000 euro nella seconda. Il 60% degli esercizi commerciali aiutato era già stato colpito dall’alluvione del 2011, il 62% ha come unica fonte di reddito l’attività commerciale. L’intervento a favore degli esercenti si è rivelato fondamentale non solo per permettere a questi cittadini di rimettersi in piedi ma anche per far sì che i territori non si spopolino della loro presenza.”
EVITARE LO SPOPOLAMENTO
“Evitare lo spopolamento è una delle principali urgenze” ha confermato don Mario Leonardi, parroco a Borgo Incrociati, una dei rioni più coinvolti, dove tra l’altro ha perso la vita l’unica vittima, Antonio Campanella. Come tanti altri sacerdoti, don Mario ha avuto mani e piedi nel fango fin dai primi giorni, quando con il Card. Bagnasco e Mons. Marino Poggi, direttore di Caritas, ha compiuto i primi sopralluoghi tra la sua gente, accompagnandola poi in tutti questi mesi per soccorrere i bisogni più gravi. La parrocchia ha partecipato con 25mila euro. “Insieme a Caritas abbiamo davvero lavorato molto bene – racconta don Mario – per incoraggiare i più sfibrati, molti dei quali non si erano ancora ripresi dall’alluvione del 2011. Era ed è importantissimo permettere a questi commercianti di restare sul territorio: abbiamo già visto in questi anni l’emergere di altre tipologie di esercizi commerciali che ci preoccupano, come le sale gioco, evidentemente sostenute da grandi catene, che riaprono con facilità ma che impoveriscono questa parte di città di per sé delicata, così a ridosso della stazione Brignole. Il prossimo obiettivo a cui stiamo lavorando con Caritas sono le paratie antiallagamento.” Per le quali la Regione Liguria prevede un contributo a favore dei commercianti, che tuttavia comporta dagli stessi l’anticipo della parte loro spettante.
LE PARATIE ANTI ALLAGAMENTO
“Caritas sosterrà i commercianti che non riescono a far fronte al costo dell’installazione – conferma Maria Rita OIianas, coordinatrice degli interventi Caritas per le emergenze -. Caritas integra fino al 90% il contributo regionale (che oscilla dal 50% all’80%) per gli esercenti di Borgo Incrociati, individuati in collaborazione con la Parrocchia. Garantisce inoltre l’anticipo necessario all’avvio dei lavori. Abbiamo già preso contatto con aziende specializzate e l’obiettivo è completare il posizionamento delle barriere entro il prossimo autunno, il periodo più a rischio. È un piccolo aiuto, come tanti altri che abbiamo offerto nello stile Caritas ma, così facendo, si restituisce valore alle persone, si dà risalto alle relazioni, emergono comunità più coese e solidali. Così per esempio a Busalla, dove alcuni esercenti hanno rinunciato all’aiuto a cui avrebbero avuto diritto per favorire altri che, a differenza loro, non avrebbero avuto altre risorse per riprendersi. Oppure come il caseggiato di Via Burlando, interessato da una frana che espone tutto il palazzo ad un esborso economico altissimo: nell’emergenza questi condòmini non si sono divisi e, al contrario, si sono fatti carico di quelli più soli ed anziani, per consentire loro di restare in casa propria.”