di Giuseppe Armas, direttore
Abbiamo tratto – e leggermente parafrasato – due passaggi dal Vangelo di Giovanni (20, 1-9) proclamato nella Domenica di Pasqua di quest’anno. Li abbiamo posti negli auguri che vogliamo farci e farvi, insieme, come Caritas Diocesana e Fondazione Auxilium.
Correvano…
Il Vangelo è dinamismo. L’allarme di Maria di Madgala a Pietro e Giovanni (“Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!”) non può che provocare una gran corsa, mossa da scompiglio, trepidazione, fiato corto e colpi al cuore. Non si può più stare chiusi in casa, disorientati per la morte del Maestro, ripiegati sulle proprie colpe e paure. Si esce, si corre, si accorre verso il luogo dell’inatteso, del fatto nuovo tante volte preannunciato e mai compreso.
Anche noi, in Caritas e in Auxilium, corriamo. Richiamati dalle urgenze, ogni giorno vorrebbe farci correre e spesso ci riesce! Eppure, più che per le contingenze, vogliamo ricordarci di correre per il Vangelo, come afferma S. Paolo, e di correre nella direzione giusta: non dietro una porta, dentro una stanza, schiacciati dalle fatiche del quotidiano o chiusi nel recinto dei nostri ambienti, ma verso un sepolcro vuoto, una pietra tolta, un fatto nuovo, lo spazio aperto del mondo.
Siamo chiamati ad affrettarci verso la liberazione della persona dai vincoli dell’emarginazione e delle ingiustizie, verso la liberazione delle nostre comunità dai freni dell’indifferenza e della delega, verso la liberazione del nostro sguardo, per vedere più lontano, al mondo che ci circonda.
Può essere che non sia tutto chiaro, come per Pietro e Giovanni: come farò? Come faccio a superare il disorientamento di fronte a tanta povertà, il mio limite e la mia piccolezza di fronte alle richieste incessanti, alla miseria, all’emergenza, alla guerra, ad un mondo troppo complesso?
Correvano insieme tutti e due…
Il Vangelo di Pasqua ci indica la risposta: correre “insieme, tutti e due”. Pietro e Giovanni corrono uno dietro l’altro, Pietro più maturo dietro al giovane Giovanni con più energie. La forza che li attrae li tiene insieme, ciascuno al proprio passo, ciascuno con la propria età ma insieme nella stessa direzione. La risposta del Vangelo, valida per noi, è questa: insieme nella stessa direzione. Di fronte ad un’epoca di polarizzazioni, estremismi e solitudini, la risposta è la comunità. Come ricorda spesso papa Francesco, è l’armonia delle differenze. Nessuno può fare da solo. Nessuno può essere lasciato da solo. Servono comunità corresponsabili e compartecipi.
Giunto al sepolcro, tuttavia, Giovanni non entra: attende Pietro, lo lascia entrare per primo. Il Vangelo è farsi piccoli. È diminuirsi per far crescere l’altro. Non dobbiamo essere i primi, non lo siamo. Possiamo correre più veloci, avere più possibilità, più energie e risorse. Dobbiamo metterle a disposizione della persona in difficoltà ma non sostituirci. Non dobbiamo assisterla: dobbiamo promuoverne la dignità, l’autonomia, la capacità di entrare per prima nel sepolcro per vedere che è vuoto. E che si può ricominciare.
E videro e credettero
Il Vangelo di Pasqua in realtà riferisce questi verbi a Giovanni: vide e credette. Volti al plurale, valgono per tutti noi. Corriamo tutti il rischio di “avere occhi e non vedere” come gli idoli descritti nei Salmi. Dentro al sepolcro, davanti “ai teli posati e al sudario avvolto in un luogo a parte”, Pietro e Giovanni vedono e – ora sì! – credono.
In quei segni, rivedono la cura dell’uomo Gesù e credono alla resurrezione di Gesù Figlio di Dio. Anche a noi viene chiesto di saper vedere, e quante volte i nostri sguardi sono insufficienti. Anche a noi viene chiesto di vedere i segni posti dai poveri, dai popoli oppressi, i segni della creazione sfruttata e di crederli figli di Dio.
Passaggio
Buona Pasqua, che significa buon passaggio. Insieme, passiamo dalle chiusure delle nostre vite, delle nostre case, del nostro gruppo al sepolcro vuoto, allo spazio aperto.
Dove avranno portato il nostro Signore? Corriamo a ritrovarlo perché Lui ci precede sempre nel cuore di ogni donna e uomo, ovunque sia.