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Carissimi,

eccoci di nuovo qui, all'inizio di una settimana densissima di eventi  e di incontri.

Forse lo sapete già, ma questa sera arriveranno 14 studenti delle  scuole superiori di Banja Luka. Verranno ospitati dal Movimento  Ragazzi, che ci ha dato una dimostrazione di entusiasmo e accoglienza  davvero speciali. Un grazie fin d'ora a tutti, don Fully in testa,  ovviamente!

I ragazzi bosniaci parteciperanno al GeMun, la  simulazione dell'Assemblea Generale delle nazioni Unite che si terrà  a Palazzo Ducale dal 26 al 28 febbraio insieme a circa 500 giovani  delle scuole superiori e delle università di tanti paesi del mondo:  Camerun, Turchia, Spagna, Kuwait, Olanda, Francia, Stati Uniti,  Germania, Inghilterra, Giordania, Austria, India, Polonia e  naturalmente Italia. I ragazzi di Banja Luka, oltre a seguire il  programma di lavoro del Gemun, avranno l'opportunità di conoscere  meglio la realtà genovese ed in particolare le attività e l'approccio  alla pastorale giovanile del Movimento Ragazzi, la realtà del  Servizio Civile in Caritas e più in generale si cercherà di costruire  una vera e propria relazione di gemellaggio con la diocesi di Banja  Luka. Se qualcuno di voi vorrà conoscerli o partecipare ad alcune attività  naturalmente è il benvenuto. Un'occasione interessante potrebbe  essere quella di domenica 1 marzo: nel pomeriggio andremo insieme ai  ragazzi a Nervi e alle 16.00 il nostro direttore Mons. Marino Poggi  celebrerà la S.Messa presso il Collegio dei Padri Emiliani Via  Provana Di Leyni, 15.

Sempre domenica 1 marzo, ma anche sabato 28 febbraio, saremo presenti presso la parrocchia del S.S. Redentore, in Salita dell’orso nel quartiere di Marassi, durante la S.Messa parrochiale delle 11 e nella prefestiva delle 18. Due volontari, Paolo Castagnola e Claudio Marino, presenteranno le attività promosse dalla Caritas presso il Centro Sociale di Aleksinac, soffermandosi in particolare sull’assistenza domiciliare. La parrocchia ha infatti deciso di sostenere la microrealizzazione che abbiamo proposto per la Quaresima e che vuole aiutare gli anziani malati più poveri della cittadina serba.

Un’altra interessante attività riguarda invece la parrocchia S.Giuseppe Cottolengo nel quartiere di San Fruttuoso: alcune catechiste ci hanno contattato per realizzare insieme un percorso formativo con i ragazzi che si stanno preparando al sacramento della Confermazione. Il giorno 13 marzo ci sarà un primo incontro durante il quale presenteremo le attività in Serbia, il contesto socio culturale e i progetti specifici che là si stanno portando avanti. L’iniziativa culminerà il giorno 17 maggio quando durante la festa patronale, i ragazzi esporranno i cartelloni e gli oggetti che hanno realizzato con l’intento di sensibilizzare tutta la parrocchia rispetto alle condizioni di vita ad Aleksinac e alle iniziative promosse là dalla Caritas Diocesana di Genova.

 

SEMINARIO CARITAS-UNIVERSITA’ DI GENOVA

Anche quest’anno abbiamo realizzato insieme con il Dipartimento di Ricerche Europee della facoltà di Scienze Politiche, il consueto seminario di approfondimento sui Balcani.

Si tratta anche questa volta di tre appuntamenti di due ciascuno che permetteranno così agli studenti di aggiungere un credito al loro percorso universitario.

Il primo appuntamento è previsto per il giorno 18 marzo: ospiteremo una grande scrittrice, una donna con una storia affascinante e unica, un esempio della complessità e delle infinite sfumature presenti nei Balcani. Si tratta di Dunja Badnjevic, l’autrice de “L’isola nuda” uscito per Bollati Boringhieri lo scorso anno. Ecco una presentazione del libro tratta da l’Indice:

Spoglia, disabitata, da lontano abbaglia con il bianco delle sue rocce calcaree: "L'Isola si trova nel canale di Velebit, in Croazia, all'uscita del Golfo del Quarnero; quello che i marinai, per le frequenti bore e tempeste, chiamano anche il canale della Morlacca o del Maltempo, a diciassette chilometri da Lukovo sulla terraferma". I turisti la costeggiano, attraccano per soste brevi, colpiti e intimoriti dal paesaggio lunare. Ma ci vogliono guide locali e conoscenze storiche stratificate, memorie dissepolte e ritrovate per inseguire le tracce incise dal passaggio umano in una delle infinite bellezze del Mediterraneo.
L'Isola Nuda o Calva è stata il gulag di Tito, l'inferno per quanti, accusati dopo la rottura del 1948 con Stalin di filocominformismo, furono deportati in mezzo al mare per essere rieducati. "Nei documenti quasi ufficiali oggi in circolazione si calcola che tra i sedici gruppi arrivati a scaglioni dal 1949 al 1953 ci siano stati circa cinquemila morti. Tuttavia sull'Isola non c'è nemmeno un cimitero". I prigionieri ignoravano la destinazione, ai familiari non era possibile immaginarne l'esistenza, nel discorso ufficiale il Goli Otok rimase per decenni un non luogo. Dopo la morte di Tito (1980) il tabù, come accadde per altri temi della Jugoslavia comunista, fu infranto dalle pagine della letteratura. Le testimonianze autobiografiche sono rimaste scarse (in italiano cfr. Eva Grlic
Memorie da un paese perduto, Scheiwiller, 2005).
Dunja Badnjevic, nata a Belgrado, più di mezza vita trascorsa in Italia, nota per la sua attività di traduttrice e di promotrice delle letterature degli slavi del sud (ha curato il "Meridiano" Mondadori dedicato a Ivo Andric), eredita una storia familiare drammatica, inestricabilmente intessuta di vicende collettive che hanno attraversato il Novecento. Per ritrovarne il filo, dopo essere stata lettrice consapevole dei numerosi testi che la storia ha prodotto e macinato, compie un suo personalissimo pellegrinaggio: nel tempo, in un andirivieni continuo fra passato remoto, prossimo e presente, l'unico tempo che riesca a rappresentare la storia del paese ex; nello spazio, tra le due sponde dell'Adriatico, tra paesaggi e dimore in dialogo con gli affetti; nel testo del diario scritto dal padre morto ormai da tempo.
L'Isola Nuda è un distillato, i ricordi della bambina e della donna adulta sono collocati nell'ambiente geografico-storico circostante, l'autrice tiene forte il nesso che unisce l'io al noi, trova una forma originale e una lingua emotiva che permette all'io narrante di essere insieme protagonista e osservatore nel passaggio generazionale, di padre in figlia. Mentre concede alla scrittura di diventare il luogo nuovo dell'elaborazione dei lutti, delle memorie, delle colpe, dei rimpianti.
Il padre di Dunja Badnjevic, appartenente a una famiglia benestante e importante (quell'impasto serbocroatobosniaco che solo il sangue ha potuto separare), noto partigiano, divenuto nel dopoguerra alto dirigente (ambasciatore al Cairo nel 1945), fedele ai suoi ideali non esalta la rottura che dal giorno alla notte trasforma lo stato sovietico da principale alleato in minaccia. Tutto della sua biografia diventerà sospetto: il pedigree borghese, l'esser sopravvissuto nel lager di Jasenovac, il rifiuto di accettare i privilegi della "nuova classe". In uno di quei rovesciamenti perversi di cui la storia della (ex) Jugoslavia ha fornito rappresentazioni tragiche fino ai giorni nostri, l'intellettuale idealista deve soggiacere alla primitività del popolo: "La fila indiana, la conta, un tè annacquato, il capo basso davanti ai poliziotti. Mai tante centinaia, tante migliaia di capi partigiani, comandanti di brigate, di battaglioni, commissari, membri della Lega, l'élite dell'apparato aveva abbassato il capo davanti a poliziotti quasi analfabeti".
Esref Badnejvic tornerà dall'Isola, ritroverà figli spersi e una moglie spezzata. "Apolitudine", il neologismo che l'autrice trova per esprimere lo straniamento provato dinnanzi allo smembrarsi recente del suo corpo-paese, richiama il tormento originario per l'inafferrabilità di quanto si è amato e conosciuto.   Nicole Janigro

 

EMERGENZA SRI LANKA

Due velivoli dell'aviazione della guerriglia Tamil hanno attaccato  ieri mattina la capitale dello Sri Lanka, Colombo. Colpito un  edificio dell'esattoria nazionale, vicino al porto, dove sono rimaste  ferite 27 persone. Fonti governative riferiscono che le forze armate  hanno risposto con un intenso fuoco dell'antiaerea, che è stato visto  da molti testimoni sopra il centro della città. Secondo la stessa  fonte, uno dei due velivoli dei ribelli sarebbe stato abbattuto  mentre si dirigeva verso nord, dove ha basi la guerriglia. I militari  di Colombo avrebbero trovato i rottami dell'aereo e il corpo senza  vita del pilota, nella zona dell'aeroporto di Katunayake. Dopo  l’appello dell’Onu, di fermare gli attacchi ai civili, che durano  ormai da sei settimane, ieri, la Chiesa di Colombo, ha lanciato una  raccolta di cibo, medicinali e materiale sanitario da destinare ai  rifugiati dei centri di accoglienza di Vavuniya, Kilinochchi e ai  soldati vittime della guerra tra le forze governative ed i ribelli.  Inoltre, è arrivato l’appello di mons. Oswald Gomis, arcivescovo  della capitale dello Sri Lanka, che ha affermato: “ questa raccolta  ci permette ora di esprimere la nostra preoccupazione e solidarietà  in modo molto concreto con le vittime della guerra di entrambe le  parti in conflitto. In un vero spirito di carità cristiana esprimiamo  la nostra solidarietà verso i nostri fratelli e le nostre sorelle che  soffrono a prescindere della loro etnia, colore e credo “. Le  donazioni per il popolo srilankese dureranno fino al 5 marzo e sono  coordinate dal progetto della Caritas-Seth Sarana. Niran Fernando ha  spiegato ad AsiaNews i dettagli sulla donazione: “ L’elenco dei  prodotti da donare comprende generi alimentari liofilizzati e non  deperibili, prodotti per l’igiene personale, medicine, ma anche  posate e contenitori di plastica e prodotti di cartoleria destinati  ai tanti bambini raccolti nei campi profughi “.

 

EMERGENZA CONGO

Dopo l'arresto nelle scorse settimane del generale ribelle tutzi  Laurent Nkunda, leader del Consiglio Nazionale per la Difesa del  Popolo, che da anni dominava sul territorio nella Provincia  Orientale, si aprono nuove prospettive di pace e di sviluppo nella  Repubblica Democratica del Congo. Negli ultimi mesi, il conflitto nel  paese africano ha causato 250.000 sfollati e un numero imprecisato di  vittime. Continua così l’impegno di Caritas-Développement del Congo e  di Caritas Internationalis. Nella Diocesi di Dungu-Doruma e Isiro- Niangara si stanno assistendo circa 10.000 famiglie di sfollati (pari  ad un totale di circa 60.000 persone), a seguito delle incursioni dei  ribelli ugandesi dell’LRA (l’Armée de Résistance du Seigneur), che lo  scorso Natale hanno provocato 150 morti, 200 persone ferite e 750  case bruciate. Dallo scorso 23 gennaio sono poi 906 le famiglie  assistite a Mbengu e Iveka (Diocesi di Dungu-Doruma), mentre altre  3.000 famiglie sono assistite nel Territorio d’Irumu, sfollate a  seguito degli scontri avvenuti il 29 settembre 2008 tra le milizie  del Fronte Patriottico di Giustizia in Congo (FPJC) e le forze armate  nazionali (FARDC).Gli aiuti di Caritas consistono specificamente nel  donare ai nuclei familiari generi non alimentari (coperte, indumenti,  sapone, vettovaglie per cuocere, gerle e bidoni per l‘acqua…). Sotto  l’aspetto economico l’operazione è possibile grazie ai contributo di  tutto il network Caritas Internationalis, tra cui anche Caritas  Italiana, che ha stanziato 100.000 Euro. Oltre agli aiuti esterni, in  questa crisi si distingue la solidarietà delle numerose parrocchie  che si sono attivate per dare ospitalità direttamente agli sfollati.  L’operazione globale di assistenza della Caritas alla fine  raggiungerà i 3 milioni di euro. Ricordiamo come anche Caritas  Italiana lavora da anni in tutta la Repubblica Democratica del Congo 

a fianco della Caritas locale in progetti d’emergenza, riabilitazione  e sviluppo; in particolare è impegnata in un programma per il  recupero dei bambini-soldato. Inoltre segue e conosce molto bene la  regione scenario degli scontri attuali perché sostiene da tempo la  Caritas diocesana di Goma in progetti di microcredito, sviluppo  rurale e sanitario.

 

Un abbraccio di pace da Anna, Anna ed Emilia

Settore Emergenze Internazionali

Caritas Diocesana di Genova

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