Dal 9 al 22 Luglio stiamo vivendo due settimane di vacanze presso il Soggiorno Alpino Luce del CIF Genova (Centro Italiano Femminile) a Cesana Torinese, insieme alle persone senza dimora accolte da Fondazione Auxilium. Ci sono i Volontari per l’Auxilium, gli operatori della Coop. Soc. Il Melograno, i nostri ragazzi in Servizio Civile. Montagna, aria pulita, passeggiate, riposo per curare lo spirito e il corpo e camminare insieme oltre le fatiche quotidiane, sentendoci comunità.
A fine estate, poi, anche La Palma e Il Mandorlo, le case alloggio di Auxilium per persone con Hiv/Aids, si concederanno un periodo di vacanza a Levanto, già sperimentata negli anni scorsi, sempre nell’ottica di offrire uno spazio e un tempo per rafforzare la cura di sé e delle relazioni.
È possibile sostenere queste iniziative estive con una donazione che concorra a coprirne i costi: chi lo desidera, può far pervenire la propria offerta sui nostri conti correnti, ricordandosi di apporre la causale “Vacanze solidali 2018”.
Di seguito, don Marino Poggi, direttore di Caritas Diocesana, ci aiuta a comprendere l’importanza di questa proposta.
UN SOGGIORNO IN MONTAGNA…
di don Marino Poggi
Certamente la vacanza non ha la forza di promuovere la nostra dignità di persone e neppure lo può un ambiente fresco e bello ma, insieme, le due circostanze possono essere l’occasione di ritrovare se stessi, almeno per qualche tempo. Il nostro modo di vivere, di corsa e affannoso, alla ricerca di esperienze forti, più che arricchirci ci imprigiona, perché ci lega fortemente a modelli di benessere molto superficiali. Interrompere la cadenza giornaliera delle cosiddette “necessità” offre una possibilità di riprendersi in mano, di godere gratuitamente, di dire “grazie”.
Anche la persona “senza dimora” anela a questa condizione di libertà e sa goderla semplicemente: l’umano in noi non possiamo cancellarlo perché è difeso dal Creatore, che ci ama da sempre e vuole donarci a noi stessi. È perciò una responsabilità di tutti trovare occasioni serene per accogliere questo dono e condividerlo con altri. La possibilità di creare questo spazio interiore è propria di ogni uomo, in ogni situazione di vita, per esempio attraverso il silenzio, la preghiera, il ricordo dei doni ricevuti ma è giusto ritagliarsi un tempo e delle occasioni per facilitare questa attesa di gioia.
Nel servizio alle persone senza dimora è perciò indispensabile uscire dalla logica della pura assistenza e inventare la festa. Questa si può confondere con la fuga, l’eccesso o altro ma, quando è vera, convince sino in fondo e nel ricordo fa crescere una grande nostalgia. È successo questo l’anno scorso a Cesana: cose semplici, relazioni più sincere, il cibo preparato da sé, la preghiera cercata come bisogno di pace, il sorriso donato gratuitamente. Nelle prossime due settimane di Luglio tentiamo di ripetere questa sfida con due gruppi. All’uomo il diritto di esistere felice non lo si dà, ma lo si riconoscere nel massimo rispetto.