di Camilla Coldani
Non credo tanto ai cambiamenti che sconvolgono la vita, alle imprevedibili inversioni di marcia e ai “basta da domani cambio tutto!”. Forse perché non ne sono capace. Se sono stata capace di fare delle scelte, queste le devo ad alcune fedeltà, che orientano un po’ la mia vita attuale. Scegliere tuttavia è anche confrontarsi con le proprie paure.
La paura di sbagliare, di non essere all’altezza, di non poter tornare indietro, di soffrire… Quante volte ho desiderato che qualcun altro potesse percorrere al posto mio quel tratto di strada che si frappone tra un desiderio, un’intuizione, un’idea e la sua realizzazione! È stato così anche con il servizio civile. L’idea di fare domanda è maturata a poco a poco, come possibilità di fare qualcosa di bello per gli altri, desiderio che animava già il mio percorso come educatrice dei giovani in parrocchia. L’incontro quotidiano con le persone con cui svolgo servizio e con le loro storie ha permesso che via via cominciassero a cadere e a ridimensionarsi alcune delle paure che hanno accompagnato la mia scelta.