Scuole di italiano: 72 volontari, 380 allievi. Grazie a tutti!

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di Cristina Pedemonte e Marco Roncallo

Mercoledì 7 giugno, con un incontro di bilancio fra tutti i volontari, si è concluso il secondo anno della scuola di italiano per stranieri, promossa da Caritas Diocesana di Genova in collaborazione con MASCI Liguria, Padri Agostiniani, Centro Pastorale Frassati a Quarto, Istituto Santa Dorotea a Rivarolo, Istituto Gobetti a Sampierdarena.

Iniziati nella primavera del 2022 durante l’emergenza profughi ucraini, i corsi si sono poi estesi, con l’inserimento di studenti anche di altre nazionalità, dapprima in sordina, e successivamente in maniera sempre più vasta, tanto che oggi si può dire che il loro carattere “multi etnico” è ormai consolidato, avendo accolto persone provenienti da 34 paesi diversi. In questo anno scolastico, le scuole hanno accolto 380 persone – alla Consolazione 252 studenti, a Quarto 52, a Rivarolo 46 e a Sampierdarena 30 – per un totale di 498 ore di corso svolte. Le lezioni hanno avuto durata di un’ora e mezza / due ore con una frequenza di due per ogni settimana e si sono svolte anche fuori dall’aula, sul territorio genovese.

La scuola, iniziata come detto su richiesta della Caritas, col coordinamento del MASCI (adulti Scout), ha coinvolto 72 volontari, provenienti da diversi ambiti, innescando uno scambio di esperienze che ha costituito certamente uno dei punti di forza di questo percorso. E proprio come volontari, fra le prime emozioni che si provano, in questa occasione, c’è sicuramente il rammarico di sospendere dei legami, anche di amicizia.

La scuola, infatti, ha richiamato molte persone col desiderio di conoscere l’italiano ma, più in generale, con la necessità di integrarsi. Giorno dopo giorno sono nate relazioni che sono andate ben oltre alla conoscenza della lingua, che hanno coinvolto “insegnanti”, alcuni dei quali non avrebbero mai pensato di esserlo, e “studenti” che si sono applicati con un impegno enorme. E un’altra emozione è proprio la gioia, quasi lo stupore di aver instaurato queste relazioni, che comunque si sono sviluppate anche grazie al grande entusiasmo degli studenti.

Come noi abbiamo accolto loro, anche loro hanno accolto noi, in uno scambio che forse, a tratti, ci ha fatto sentire inadeguati, presi dal timore di non metterci abbastanza cuore. Ma sicuramente questo è il genere di dubbi che pone le domande “giuste” e ci porta a migliorare.

Utilissimi sono stati tutti i sussidi didattici di cui si è potuto usufruire, ad iniziare da vere e proprie classi, alcune dotate anche di LIM, libri di testo, aggiornamenti e materiali condivisi. Alla fine i risultati si sono visti e anche il numero di coloro che hanno superato l’esame lo dimostra. 

Adesso non ci si può più fermare, bisogna iniziare a pensare al prossimo anno, migliorare continuando su questo solco con corsi più avanzati e sperare in un mondo che non debba più far fronte alle emergenze di chi è costretto a fuggire dalla propria terra. Sembra un’utopia, ma sicuramente un modo per fare dei piccoli passi verso il cambiamento è lavorare insieme e tessere reti di solidarietà e di accoglienza.