Lavoro, causa di povertà. Le iniziative del 30 aprile e del 1° maggio

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Foto: Kelly Sikkema_Unsplash

 

La festa del lavoro del I Maggio offre lo spunto per riflettere, in diocesi e insieme ad altre realtà della società civile, sul lavoro come causa di povertà, un paradosso che si dimostra reale per molte famiglie che si rivolgono ai Centri di Ascolto e per molti giovani.

E’ il fenomeno ormai conclamato del lavoro povero (working poor), precario, sotto pagato, sfruttato, non tutelato, che non consente alle famiglie di far fronte al costo della vita, della casa, alle spese impreviste e non offre ai giovani possibilità di autonomia, prospettive di crescita, opportunità di miglioramento, qualità nello stile di vita.  Il lavoro che, come il bene casa, diventa fattore di impoverimento invece di consolidamento.

Su questi temi martedì 30 aprile la Diocesi di Genova promuove un pomeriggio di preghiera e di confronto in preparazione alla Festa del lavoro.

Alle 17.30 S. Messa celebrata dall’Arcivescovo di Genova, p. Marco Tasca, nella chiesa di Santa Marta.

Alle 18.30, nell’adiacente Sala Quadrivium, convegno “Lavoro è partecipazione”  con gli interventi di don Bruno Bignami, Direttore Ufficio nazionale Pastorale sociale e del lavoro – CEI, Marco Lai, Direttore Centro Studi Ricerca e Formazione CISL e Vittoria Gozzi, Presidente Wylab e Vice Presidente Confindustria Genova. Modera la giornalista Francesca Di Palma (Il Cittadino Genova).

La giornata è promossa dall’Ufficio Lavoro, Problemi Sociali, Creato Arcidiocesi di Genova.


 

1° maggio: YoungCaritas e Genova che Osa

Mercoledì 1° maggio, alle ore 16 in DarsenaYoungCaritas Genova celebra la Festa del lavoro compartecipando all’evento organizzato da Genova che osa, realtà della società civile che sul tema dei “cattivi lavori“, sabbie mobili per il loro futuro, focalizza impegno, studio e sensibilizzazione sul territorio.

Musica, attività, divertimento e riflessione” per “affrontare la precarietà, le disuguaglianze salariali e altre forme di sfruttamento e per protestare perché queste finiscano.”