Sabato 28 Ottobre (9.30/13.30), al Quadrivium (Piazza S. Marta, 2), responsabili e operatori dei Centri di Ascolto Vicariali della diocesi di Genova si ritrovano nel convegno annuale promosso dalla Caritas Diocesana.
A tema l’ascolto, fondamento della relazione di aiuto svolta dai Centri di ascolto e attitudine sempre più rilevante nel Cammino sinodale della Chiesa che proprio all’ascolto, gli uni degli altri e insieme dello Spirito, assegna una rinnovata centralità.
Sarà presente l’Arcivescovo di Genova, p. Marco Tasca, che proporrà una riflessione spirituale.
Il momento di pregherà sarà condotto dal diacono Franco Catani. Introduce i lavori Giuseppe Armas, direttore della Caritas Diocesana.
Ascoltare l’altro. Allora si aprirono i loro occhi e lo riconobbero.
di Giuseppe Armas
Direttore Caritas Diocesana di Genova
Il prossimo sabato 28 Ottobre – dalle 9,30 alle 13,30 – i 33 Centri di Ascolto Vicariali della Diocesi si ritrovano a convegno, presso la Sala Quadrivium. Sarà con noi l’Arcivescovo p. Marco Tasca, che ci condurrà con una riflessione spirituale nella mattinata di confronto, testimonianze e attività.
L’iniziativa è promossa dalla Caritas Diocesana, a cui da sempre è affidato il compito della formazione dei volontari che, a nome della Chiesa genovese, vivono la relazione d’aiuto con le persone e le famiglie in povertà nei territori dei vicariati.
È un servizio delicato e prezioso che testimonia “l’opzione preferenziale per i poveri al centro del Vangelo”, come ricorda papa Francesco (19 agosto 2020, Udienza Generale). Per questo è anche un servizio che va sempre precisato e riportato al suo carattere originario. In un certo senso, direi che non va solo formato ma anche costantemente riformato.
Per questo al convegno di sabato 28 Ottobre sono chiamati non solo i referenti di ogni centro – come nelle precedenti convocazioni – ma tutti gli operatori volontari e quanti desiderano condividere, comprendere meglio, affacciarsi a questo tipo di impegno. Sempre per questo motivo – e per paradosso – il tema al centro del convegno è proprio l’ascolto, parola senza limite, per via della profondità dell’ascolto cristianamente inteso ma anche a causa dei cambiamenti della società e “delle” povertà nell’oggi.
Sappiamo che essere operatori di un Centro di Ascolto non è, in prima battuta, prestare servizi sociali. Servono anche risposte – ed è un dato di realtà – ma il primo compito è, appunto, l’ascolto, che permette di cogliere la dignità della persona dietro la sua richiesta più impellente. L’ascolto stabilisce un rapporto tra pari che il solo “pacco viveri” o il pagamento della bolletta, per quanto necessari, non sono in grado di generare. L’ascolto cristiano ci relaziona come figli di Dio, fratelli e sorelle. L’ascolto cristiano rivela a chi ascolta la sua stessa povertà e non riduce chi è ascoltato alla propria. L’ascolto lascia passare Gesù senza imporlo o negare l’aiuto a chi non lo accoglie. L’ascolto cristiano è annuncio di salvezza.
Ecco perché abbiamo scelto come titolo di questo convegno “Ascoltare l’altro. Allora si aprirono i loro occhi e lo riconobbero”. Sono parole tratte dal racconto evangelico dell’incontro dei due discepoli di Emmaus con Gesù: dopo aver ascoltato le sue parole, lo riconobbero come il Risorto nello spezzare il pane. Anche a noi serve ascoltare e spezzare il pane per riconoscere davvero, nei poveri, fratelli e sorelle. Non per nulla quel versetto – “Lo riconobbero nello spezzare il pane” – fu il titolo scelto nel 1995 per la Carta pastorale di Caritas Italiana.
Il racconto di Emmaus è anche l’icona che guida il terzo anno – appena avviato – del Cammino sinodale, la “fase sapienziale”. L’ascolto, infatti, è al centro della Chiesa sinodale. L’ascolto gli uni degli altri, del mondo e soprattutto dello Spirito è la prima disponibiltà per comprendere insieme “quel che Dio si attende dalla Chiesa del III millennio”, per citare una delle affermazioni più potenti di papa Francesco, che ci spinge in questo cammino.
L’ascolto, quindi, lega ancora più strettamente i Centri vicariali alla Chiesa i cambiamento. Da qui un motivo in più per formarci e riformarci, camminando insieme.