1° Dicembre. Charles de Foucauld, la fecondità di una vita «inutile»

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Il 1° dicembre ricorre la festa liturgica di San Charles de Foucauld, «il fratello universale». In questa giornata i gruppi ecclesiali e le persone che si ispirano alla sua spiritualità sono solite radunarsi per celebrare insieme la sua memoria, attraverso momenti di preghiera, di silenzio, di convivialità e la celebrazione Eucaristica.

A Genova ci ritroveremo presso la Chiesa di S. Marta: condivideremo alle 15 l’adorazione Eucaristica guidata, alle 17 lo spettacolo “Charles de Foucauld – Fratello universale” (di Francesco Agnello, con Lorenzo Bassotto) e alle 18.30 la celebrazione Eucaristica presieduta da p. Marco Tasca, Arcivescovo di Genova.

Tra gli aspetti profetici e attuali della spiritualità di Charles De Foucauld vi è la personale visione sull’evangelizzazione chiamata, nel linguaggio tipico del suo tempo, “apostolato della bontà”, radicata sulla convinzione che più delle suggestive parole di grandi oratori, più della visibilità di opere imponenti o del raduno di grandi folle, sia feconda la testimonianza fedele e silenziosa di chi non ha altro da offrire che la vita vissuta secondo l’evangelo.

Oggi per noi è assai più semplice accordarci con questo pensiero: abbiamo infatti assistito e continuiamo ad assistere al ridimensionamento e alla repentina chiusura di numerose attività e istituzioni religiose: pare uno sgretolamento progressivo che raggiunge e interroga le fondamenta del nostro credere.

Per Charles de Foucauld questa intuizione non nasce da letture, studi o da meditazioni ma scaturisce dalla sua esperienza di vita e precisamente dal modo attraverso il quale avviene la sua decisiva conversione. Infatti il suo cambiamento passa attraverso la testimonianza di fede del popolo islamico. Giovane ufficiale e di famiglia nobile, con una concezione edonista della vita e del tutto indifferente alla dimensione religiosa, durante la sua spedizione di ricerca in Marocco, si trova in contatto con il senso di Dio e la testimonianza di fede del mondo musulmano.

Dirà in una lettera: «L’islam ha prodotto in me un turbamento profondo. La vista di questa fede, di queste persone che vivono alla continua presenza di Dio, mi ha fatto intuire qualcosa di più grande e di più vero delle occupazioni mondane. Mi sono messo a studiare l’islam, e in seguito la bibbia» Un ruolo decisivo per la sua conversione è svolto anche dalla presenza attenta e discreta di sua cugina, Marie de Bondy, il suo influsso è tanto più efficace quanto è silenzioso.

Queste due decisive esperienze hanno contribuito a far scoprire a Charles De Foucauld che la testimonianza silenziosa di una vita può diventare via di evangelizzazione. Ed è a questa vita che egli si sentirà più tardi chiamato, fino a definirla precisamente, a Tamanrasset, quando nel 1909 scrive: «Il mio apostolato dev’essere l’apostolato della bontà. Vedendomi si deve dire: “Poiché quest’uomo è così buono, la sua religione dev’essere buona”. Se si chiede perché io sono dolce e buono, devo dire: “Perché sono il servo di uno assai più buono di me, se sapeste com’è buono il mio padrone”. Vorrei essere buono al punto che si dica: “Se il servo è così, come sarà il suo padrone?”».

Si può dire che il suo metodo di missione sia questo: vivere in mezzo ai non cristiani la vita cristiana. I suoi atteggiamenti (simpatia per ogni essere umano, il farsi tutto a tutti, l’amicizia offerta a chiunque…) devono permettere agli altri di penetrare nel profondo della sua persona e cogliervi la presenza del Dio salvatore. Attraverso la sua persona vuole riuscire a mostrare il mistero di Gesù, il suo amore e la sua offerta di salvezza. A ben vedere, è questa la missione: indicare, far percepire, far cogliere la Sua presenza.

Questo stile di evangelizzazione è uno dei concetti chiave presentato da Papa Francesco nella Evangelii Gaudium e riproposto più volte nelle udienze del mercoledì e nelle meditazioni: «Ecco il messaggio per noi: non dobbiamo attendere di essere perfetti e di aver fatto un lungo cammino dietro a Gesù per testimoniarlo; il nostro annuncio comincia oggi, lì dove viviamo. E non comincia cercando di convincere gli altri, ma testimoniando ogni giorno la bellezza dell’Amore che ci ha guardati e ci ha rialzati. Sarà il comunicare questa bellezza a convincere la gente, noi non siamo un partito politico, è il Signore che convince. Come infatti ci ha insegnato Papa Benedetto, “la Chiesa non fa proselitismo. Essa si sviluppa piuttosto per attrazione”. La chiesa cresce non per proselitismo ma per attrazione» (Papa Francesco, Udienza Generale. Aula Paolo VI, 11 gennaio 2023).

Per Charles de Foucauld amare Cristo, significa amare l’uomo: non si possono separare queste due aspetti, sono due facce della stessa medaglia. Si cerca il volto di Cristo nell’incontro con l’uomo. Per quei tempi, il suo era un modo nuovo di evangelizzare: in un periodo in cui i missionari occidentali andavano in tutto il mondo per portare a modo loro il Vangelo, de Foucauld ha voluto andare in mezzo alla gente, in un certo senso, per farsi evangelizzare da loro, facendosi vicino, cercando di impararne i valori, i modi di fare, la loro cultura, la lingua, le tradizioni.

Per Charles de Foucauld l’annuncio era in realtà testimonianza di vita, reciprocità, comprensione, vicinanza e tenerezza. Si sentiva fratello di tutti, anticipando quello che oggi è un tema centrale nella vita della Chiesa. Papa Francesco, nell’enciclica “Fratelli tutti” lo indica come modello di “fratellanza universale”, insieme a san Francesco: «Charles de Foucauld andò orientando il suo ideale di una dedizione totale a Dio verso un’identificazione con gli ultimi, abbandonati nel profondo del deserto africano. In quel contesto esprimeva la sua aspirazione a sentire qualunque essere umano come un fratello, e chiedeva a un amico: «Pregate Iddio affinché io sia davvero il fratello di tutte le anime di questo paese”. Voleva essere, in definitiva, «il fratello universale». Ma solo identificandosi con gli ultimi arrivò ad essere fratello di tutti. Che Dio ispiri questo ideale in ognuno di noi. Amen» (Fratelli tutti, 285-287)”.

Per Charles de Foucauld il Vangelo è buona notizia per tutti, anche per i non credenti, e passa attraverso la relazione di amicizia, la fraternità universale, l’incontro tra diversità, è persuaso che le relazioni “richiedono tempo”, che è opportuno muoversi per piccoli passi. Per il piccolo fratello universale “la vita ordinaria” è “il luogo” della fede e dell’annuncio evangelico, in cui è possibile custodire la relazione con il Signore e irradiare in modo efficace la sua presenza.

È la “Spiritualità di Nazareth” che punta sulle relazioni, sulla presenza semplice e somigliante che non si distingue dal “mondo”, che non separa. È stare dentro le relazioni a partire dalla piccolezza, assumere e farsi attraversare dall’ordinarietà e dalla ferialità della vita. È “gridare il vangelo con la vita”. Charles de Foucauld scrive in una delle sue lettere all’Abbé Huvelin: «Se il chicco di grano non cade a terra e non muore, resta solo. Io non sono morto, per questo sono solo. Pregate per la mia conversione, di modo che, morendo, io possa dare più frutti…».

Il giorno 1 dicembre del 1916, Charles muore in modo anonimo, ucciso – per sbaglio – da una banda ribelle. Umanamente è un fallimento, nessuno ha raccolto la sua eredità e nulla fa presagire che i propositi, messi per scritto, possano davvero essere vissuti e continuati. Eppure dopo la sua morte sono nati via via, nel tempo e in diverse parti del mondo, molti gruppi di laici, sacerdoti, religiosi e religiose e singole persone che si ispirano alla sua spiritualità e alla sua vita. Ad oggi gli appartenenti alla grande Famiglia Charles de Foucauld sono più di 13mila persone di oltre 20 gruppi sparsi per tutto il mondo.

Anche nella diocesi di Genova il suo seme ha portato frutto, molte persone e diversi gruppi ecclesiali si ispirano alla sua spiritualità: attualmente sono presenti, in modo organizzato, l’Associazione femminile con impegno di celibato «Fraternità Charles de Foucauld» e il «Movimento contemplativo e missionario Padre de Foucauld». Molte parrocchie genovesi hanno proposto, nel tempo, la spiritualità del “piccolo fratello universale” partecipando alle esperienze vissute dalla fraternità di Spello (Carlo Carretto) e dalla “Città dei Ragazzi” a Cuneo (Padre Andrea Gasparino).

Ma l’attrazione per la spiritualità di Charles de Foucauld a Genova è molto antica: il 16 aprile 1958, in una affollatissima sala “Frate Sole”, presso la Chiesa dell’Annunziata, don Primo Mazzolari presentò l’esperienza religiosa di Charles de Foucauld, indicandola come una possibile (e forse l’unica) strada per la pace: accettare di morire come il chicco di grano, giorno dopo giorno, in una vita apparentemente inutile, ma completamente donata ai fratelli e al Signore.

Maria Rita
Movimento contemplativo e missionario Padre de Foucauld